Non solo mare......
Il 4 e 5 settembre 2016 una squadra del CRS “Enzo dei Medici”, avvalendosi della preziosa collaborazione del Nucleo Sub Molfetta e operando sinergicamente con la Fondazione MIdA, ha avviato un turno di immersioni subacquee nel bacino idrico iniziale delle Grotte di Pertosa-Auletta. Scopo di tali immersioni è stata la verifica delle condizioni del fondale ad oltre tre anni e mezzo dall’ultimo episodio di svuotamento dell’invaso idrico artificiale. I controlli effettuati sulla superficie del giacimento archeologico hanno permesso di appurare un intenso accumulo di sedimenti limosi (fino a 5 cm) e un buono stato di conservazione delle testimonianze palafitticole protostoriche ancora presenti nell’alveo torrentizio.
Le recenti indagini subacquee che hanno avuto luogo nelle Grotte di Pertosa-Auletta nascono con l’intento di dare continuità alle ricerche archeologiche attive nella cavità dal 2004. La presenza del bacino idrico artificiale e il suo sfruttamento idroelettrico costituiscono infatti un limite a tali attività che, finora, sono state strettamente dipendenti dagli episodici periodi di svuotamento dell’invaso, connessi a lavori di manutenzione della diga. Il nuovo approccio subacqueo supera questo limite, consentendo all’équipe di ricerca di poter operare sulle evidenze archeologiche con una maggiore sistematicità e con un’ampia programmazione.
D’altro canto temperatura, visibilità, velocità della corrente e velocità di deposizione della porzione fine in sospensione sono elementi di problematicità strettamente dipendenti dalla presenza, all’interno del contesto ipogeo, di un torrente, un bacino artificiale e un sistema di captazione dell’acqua. Tali fattori variano a seconda dell’area in cui ci si trova ad operare, pertanto si è deciso in primis di fornire una panoramica di carattere generale sull’ambiente subacqueo e sulle difficoltà operative che esso presenta.
Il presente lavoro si pone come principale obiettivo quello di fornire una documentazione delle attuali condizioni del fondale dell’Antegrotta a circa tre anni di distanza dall’ultimo episodio di svuotamento dell’invaso. In secondo luogo le esplorazioni subacquee hanno permesso di condurre indagini in aree più interne della cavità, laddove la penombra dipendente dalla luce di superficie cede definitivamente il posto all’oscurità sotterranea, ritenute da tradizione archeologicamente sterili. Queste ricognizioni hanno interessato due aree in particolare: la lunga galleria allagata che dall’Antegrotta conduce alla cosiddetta “piattaforma di sbarco” e il bacino antistante la cascata.
L’approccio archeo-subacqueo, inedito per un contesto ipogeo e qui presentato in via preliminare, è foriero di enormi potenzialità e apre nuove ed interessanti prospettive di ricerca per questo eccezionale contesto.
NUCLEO SUB MOLFETTA ANCORA UNA VOLTA A SUPPORTO DI RICERCA ED ESPLORAZIONI,
ANCORA UNA VOLTA BOLLE AL SERVIZIO DI TUTTI!!